Spesso la Fisica e la Matematica sono per gli studenti alquanto ostiche e di difficile comprensione, limitate ad un intreccio tra nozioni “scientifiche” e fatti dell’esperienza comune. Un problema della ricerca in didattica è quello di individuare le strategie più adatte a consentire il passaggio da schemi di senso comune a schemi concettuali corretti. Gli strumenti tradizionalmente utilizzati dall’insegnante per le sue lezioni nella maggioranza dei casi sono costituiti da una combinazione di libri di testo ed esperimenti di laboratorio, più raramente anche da audiovisivi (per esempio quelli editi dal PSSC o dall'emergente E. Bombardelli). Il libro di testo è di per sé statico e ad accesso sequenziale e la ricerca ha dimostrato come spesso le immagini presenti sono esse stesse alla base della costruzione di preconcetti. Le attività di laboratorio (e i tempi scolastici) permettono di osservare i fenomeni oggetto di studio in una varietà molto limitata di condizioni. D’altra parte stiamo assistendo ad un’ondata tecnologica sempre più forte: computer più potenti e veloci, reti con una maggiore larghezza di banda, piattaforme rese intuitive e di facile utilizzo per chiunque, Internet diventato oramai uno standard di comunicatività e informazione.
Questa evoluzione ha coinvolto anche le nostre scuole? Da una recente indagine dell’Istituto IARD “Franco Brambilla” emerge che “le attività svolte al computer dagli studenti differiscono sensibilmente a seconda del contesto di utilizzo: nella scuola, i giovani si dedicano in misura largamente maggioritaria alla videoscrittura, mentre a casa affiancano spesso a questa attività l’ascolto di musica, il gioco, la realizzazione di compiti ed esercizi, la consultazione di cd-rom e la navigazione in Internet. I dati evidenziano quindi che gli studenti non solo usano più spesso il computer in casa, ma anche che in quest’ambito sono maggiormante sfruttate le sue potenzialità”. Da questi risultati emerge che la scuola, nella situazione attuale, non risulta essere un luogo “privilegiato” di interazione tra studenti e nuove tecnologie. I computer sono spesso relegati in “laboratori” informatici e non nelle classi e l’uso della rete è limitato a fini essenzialmente tecnico-nozionistici invece di costituire una risorsa da utilizzare come parte integrante della lezione per facilitare il processo di apprendimento. Un insegnante con adeguate conoscenze potrebbe invece utilizzare il materiale della rete nella costruzione di percorsi didattici più completi ed efficaci rispetto a percorsi basati soltanto sui supporti didattici tradizionali. Potrebbe inserirlo nelle lezioni, ricavarne dispense per lo studio individuale degli allievi (fino a costruire egli stesso o a far costruire loro ipertesti), completare le attività di laboratorio con esperimenti virtuali che possono allargare ed approfondire la casistica dei fenomeni osservati, assegnare compiti a casa mediante l’utilizzo di animazioni e simulazioni in rete, discutendo poi in classe i risultati anche attraverso l’analisi di stampe o dimostrazioni interattive... Uno dei problemi che deve essere superato consiste però nella grande quantità di materiale reperibile via Internet per l’insegnamento delle scienze in genere, materiale che spazia dalla presentazione di contenuti disciplinari e animazioni interattive (realizzate mediante Applet Java, Flash o Shockwave) fino a veri e propri laboratori virtuali.